Costo del vaccino?
Se ci fate caso, quando qualcuno prende un gatto e si parla di vaccinazioni, una delle prime domande che viene fatta, talvolta anche prima di quella che sarebbe più logica, ovvero ‘Quando e per quali malattie vaccinare il gatto’, è invece ‘Quanto mi costa il vaccino?’. Domanda più che comprensibile, soprattutto in un periodo di crisi economica come questo, ma che ha una risposta assai vaga: dipende dalla città in cui vi trovate e dal tipo di vaccino fatto.Il costo varia dai 30 ai 60 euro.
Normalmente il vaccino del gatto costa come quello del cane, al limite qualche euro in meno, ma la tariffa è assai variabile: un vaccino gatto fatto a Milano vi costa il doppio di un vaccino gatto fatto a Torino, per esempio. Questo perché nel capoluogo lombardo la vita è decisamente più cara.
Poi bisogna anche valutare il tipo di vaccino che viene fatto: il trivalente di base costa di meno rispetto a un quadrivalente, a un vaccino per la rabbia o a quello per la Clamidia, perché costano proprio di più dalla ditta produttrice.
Vale come sempre spendere due parole su uno dei fatti base della vita, opinabile finché vogliamo, ma incontrovertibile: il vaccino si paga ogni volta che viene fatto, ogni singola dose ha sempre il medesimo prezzo. Considerate che il veterinario quel vaccino lo paga ogni volta nella stessa maniera alla ditta produttrice. E non mi stancherò mai di ripetere una verità di base: voi pagate il panettiere ogni volta che andate, vero?
Perché vaccinare il gatto?
Un po’ ne abbiamo già parlato: è importante vaccinare il gatto, almeno per le malattie per cui esiste il vaccino, per proteggerlo. Ci sono già troppe patologie mortali per cui non si può attuare nessuna profilassi, perché dunque non aiutare il nostro micio?
Andrebbero vaccinati sia i gatti che vivono in casa che quelli che stanno fuori, singoli o in gruppo, non importa. I gatti che vivono solo in casa sono meno a rischio di quelli che possono bighellonare fuori, ma questo non si azzera mai: le particelli virali possono viaggiare nell’aria, potrebbero attaccarsi alle scarpe e ai vestiti e dunque tu potresti essere il vettore passivo di contagio per il tuo micio.
Per i gatti che escono, non c’è bisogno di grandi spiegazioni: uscendo, possono venire a contatto di più con gatti malati e quindi sono più a rischio. Soprattutto quando hai parecchi gatti, anche senza arrivare a una colonia felina vera e propria: ne basta uno malato, che l’infezione si propaga a tutti gli altri e se pensate che sia difficile curare un singolo gatto per tempi lunghi, pensate cosa vuol dire curarne 5, 10 che si contagio continuamente a vicenda!
Bisogna poi fare un’ultima considerazione: il vaccino non è mai protettivo al 100%, c’è sempre la possibilità di incontrare un ceppo virale più cattivo e che questo dia origine alla malattia. Ma se il gatto è vaccinato, allora la malattia sarà più lieve e guarirà prima.
Ogni quanto vaccinare il gatto?
La frequenza di vaccinazione del gatto dovrebbe essere stabilita dal tuo veterinario a seconda dello stile di vita del gatto e della sua età. L’importante è dare una buona immunità vaccinale al gatto durante i primi 7-8 anni di vita: poi se il gatto ha la possibilità di uscire di casa, si faranno richiami annuali, se il gatto sta sempre e solo in casa, non viene mai a contatto con altri mici, quando raggiunge i 10 anni potrà fare dei richiami ogni due anni.
Per quanto riguarda le vaccinazioni di un gattino, di solito si fanno due richiami, il primo a due mesi di vita e il secondo a tre mesi di vita, salvo malattie intercorrenti che potrebbero ritardare un po’ questo piano vaccinale
Principali malattie contro cui vaccinare il gatto.
Siamo finalmente arrivati dal veterinario, abbiamo medicato le nostre ferite, ma quali sono in realtà le malattie per cui normalmente si vaccina il gatto? Andiamo subito a vedere la panleucopenia virale, la rinotracheite e la calicivirosi:
Panleucopenia virale felina: chiamata anche gastroenterite, è la corrispondente felina della Parvovirosi del cane. Come dicevamo, si tratta di una forma di gastroenterite, provoca grave vomito, diarrea e prostrazione che possono portare a morte sia i gattini piccoli che i gatti adulti non vaccinati. Causa un alto tasso di mortalità, soprattutto nei soggetti importati e allontanati troppo precocemente dalla madre. Il virus tende a persistere parecchio nell’ambiente ed è una malattia contagiosa. L’unico modo per prevenire questa letale malattia è la vaccinazione, fatta a due e tre mesi di età e poi con richiami annuali
Rinotracheite infettiva: eccolo qua il virus più conosciuto da tutti coloro che hanno avuto gatti, l’Herpesvirus, responsabile del classico raffreddore con congiuntivite dei gattini. I sintomi della rinotracheite iniziano come quelli di un raffreddore, quindi abbiamo febbre, starnuti, scolo nasale, congiuntivite che ben presto si complica a causa dei batteri e lo scolo diventa mucopurulento. Il gatto non mangia, può avere tosse e alla fine compaiono anche ulcerazioni in bocca e sul naso. Si tratta di una malattia molto contagiosa, il virus persiste parecchio nell’ambiente. Anche qui l’unico modo per contrastare questa malattia è vaccinare il gatto, il vaccino si fa insieme a quello della Panleucopenia, con un primo richiamo a due mesi, poi a tre e infine annuale
Calicivirosi felina: come nel caso della Rinotracheite, si tratta di un virus molto contagioso che colpisce l’apparato respiratorio e che rimane nell’ambiente per parecchi tempo. Può dare sintomi molto simili a quelli descritti sopra, con starnuti, congiuntivite, ma tipiche sono le ulcere che compaiono anche precocemente su lingua, naso e bocca in generale. Se la malattia evolve, può trasformarsi in una forma di polmonite. Anche in questo caso il vaccino si associa ai precedenti, con un primo richiamo a due mesi, uno a tre mesi e poi richiami annuali
Vaccinazioni particolari del gatto.
Adesso andiamo a vedere quali sono le vaccinazioni che si fanno al gatto solo in casi particolari, sono quelle per la Clamidiosi, quella per la leucemia virale felina e quella per la rabbia:
Clamidiosi: la Chlamydia Psittaci provoca una serie di sintomi sovrapponibili a quelli dell’Herpesvirus della rinotracheite. Di solito provoca una chemosi più pronunciata, inizia da un solo occhio e raramente dà complicazioni polmonari. Il problema della Clamidiosi è che spesso i gatti rimangono portatori cronici, riacutizzando periodicamente la malattia e che è una zoonosi, si trasmette facilmente anche all’uomo, causando una fastidiosa congiuntivite. Il vaccino per la Clamidiosi si trova associato al trivalente classico, facendolo diventare un quadrivalente, ma visti i costi maggiori e visto che non copre al 100%, si preferisce usarlo solo negli ambienti a rischio, come i gattili o gli allevamenti
Leucemia Virale Felina: di questa malattia virale ne avevamo già abbondantemente parlato in questo articolo. Di solito la vaccinazione per la FeLV viene riservata a gatti che escono di casa e che sono effettivamente a rischio, anche perché prima di farla bisogna effettuare un esame del sangue per sapere se il gatto ce l’ha già o meno. Si fanno due vaccinazioni, a distanza di un mese una dall’altra e ci sono poi richiami annuali che possono essere o meno associati al classico trivalente
Rabbia: funziona esattamente come per il cane. Il vaccino per la rabbia nel gatto va effettuato a minimo tre mesi di vita, prima per legge non si può fare. La vaccinazione antirabbica prevede prima l’inserimento del microchip: il gatto a cui faccio il vaccino deve essere obbligatoriamente identificato. I richiami hanno una frequenza di 11 mesi per essere validi ai fini dell’espatrio. Si tratta di un vaccino spento che non dà nessun problema al gatto
Effetti collaterali dei vaccini nei gatti.
Fortunatamente nei gatti, a differenza dei cani, ci sono meno effetti collaterali ai vaccini: difficile che un gatto abbia febbre o che manifesti uno shock anafilattico o un gonfiore diffuso sul corpo. Però qualche effetto c’è:
abbattimento: è rarissimo, ma può capitare che a seguito di un vaccino, un gatto sia mogio. Al gatto di solito non viene la febbre dopo il vaccino, per cui l’anno successivo sarà bene cambiare marca di vaccino
perdita di pelo nel punto di inoculo: in realtà capita anche con altre iniezioni, il micio perde il pelo nel punto della puntura, un circoletto tondo come una cicatrice, in cui il pelo non ricresce più
fibrosarcoma da iniezione: ed eccoci arrivati all’unica nota dolente del vaccino dei gatti. Nei mici esiste il sarcoma da iniezione, ma sgombriamo il campo da ogni dubbio: non è il liquido del vaccino, bensì l’azione meccanica dell’ago che perfora la pelle a scatenare questa patologia che è un vero e proprio nodulo tumorale, che può diventare anche di considerevoli dimensioni. E’ stato infatti provato a bucare semplicemente la pelle, senza iniettare nulla: se il gatto ha la predisposizione genetica a sviluppare il sarcoma, lo sviluppa anche dopo una sola puntura, indipendentemente da quello che viene inoculato. Se il gatto non ha la predisposizione genetica, gli puoi fare venti iniezioni al giorno e non svilupperà mai nulla. Qui si tratta di scegliere il male minore: è meglio non vaccinare il gatto così non gli viene il sarcoma da iniezione, ma magari mi muore di gastroenterite o è meglio rischiare, proteggerlo dalle malattie di cui abbiamo parlato prima, sperando che non sia predisposto geneticamente?
Piano vaccinale.
In linea generale, un ideale piano vaccinale per un gattino sarebbe questo:
2 mesi: vaccino trivalente per Panleucopenia, Herpesvirus e Calicivirus (opzionale il vaccino per la Clamidia)
3 mesi: richiamo del vaccino trivalente per Panleucopenia, Herpesvirus e Calicivirus (opzionale il vaccino per la Clamidia)
5 mesi: vaccino per la FeLV (come ricorderete dal nostro articolo precedente, questa è l’età minima perché il test per la FeLV abbia senso)
6 mesi: richiamo vaccino per la FeLV
Successivamente i richiami saranno a scadenza annuale, così come concordato col proprio veterinario