Scoperta dell’anno: lo scoperto di conto costa moltissimo, fino a 50 euro se si sconfina di 500 euro per un solo giorno. E a incidere, più che i tassi, sono le variegate e poco trasparenti commissioni sullo sconfino. Sono quelle che hanno sostituito le vecchie commissioni sul massimo scoperto, cancellate dal decreto Bersani, rientrate dalla finestra con altri nomi («Commissione Manca Fondi», «Commissione Immediata Disponibilità Fondi»...) e che ora il decreto Liberalizzazioni, al vaglio del Parlamento, vorrebbe eliminare.
Quanto si spende?Secondo l’indagine Bocconi, se non si ha un fido e si va in rosso di 500 euro per un solo giorno, si spendono 50,23 euro con il Montepaschi e 25,19 euro con Bnl: due banche che applicano la commissione fissa (fino a 50 euro, senza contare l’eventuale abbattimento da soglia d’usura). Che scatta comunque: paradossalmente, conviene ammortizzarla restando fuori dal fido più a lungo. Poca è difatti la differenza se si sta in rosso di 500 euro per un giorno o per una settimana: qui il costo massimo è di 51,6 euro (sempre Mps), e 26,31 euro in Bnl. Se lo sconfino dura un mese, invece, si arriva a spendere 74,42 euro con Unicredit, seguito da Intesa Sanpaolo con 67,08: due istituti che applicano la commissione giornaliera (cresce con il numero dei giorni di scoperto). La più conveniente è qui la Popolare Milano (6,88 euro per un mese di scoperto), che nell’ipotesi considerata non risulta applicare commissioni. E se si ha il fido, ma per disgrazia lo si supera? Per 500 euro di rosso si spende la metà (ma sempre molto): 25,19 euro al massimo se si sconfina per un giorno e 26,31 per una settimana (in entrambi i casi con Bnl). Se si sfora per un mese, la cifra sale a un massimo di 74,42 (Unicredit). Il punto è: in questo ginepraio di commissioni, come si può capire quanto si spenderà? Difficile. Per di più, sui fogli informativi, tassi e condizioni sono spesso spariti. «Per i clienti privati la trasparenza sostanziale è ancora molto bassa — dice Caselli —. Ci vorrebbe un tasso e basta, senza commissioni: se sconfini paghi questo. Sia alto o basso, non importa: l’essenziale è che ci sia un solo indicatore di prezzo, comparabile. Inoltre bisognerebbe, per equità, differenziare le condizioni sullo scoperto in funzione della giacenza e della ricchezza del cliente». Anziché chiedere il mantenimento delle commissioni, le banche potrebbero insomma includerle nel tasso: sarà poi il cliente a decidere se l’offerta gli interessa, o no. «La commissione va inserita nel tasso e le commissioni abolite — concorda Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo, che sulla commissione di massimo scoperto ha in corso una class action con Intesa Sanpaolo, udienza il 16 marzo a Torino —. È comunque chiaro che non è vero che si sta chiedendo alle banche di lavorare gratis sugli scoperti, la retribuzione c’è». L’avranno vinta le banche? Si vedrà a breve. Intanto, le commissioni vengono fatte pagare: nel caso, verranno restituite ai clienti, assicura, per esempio, Intesa Sanpaolo. Che, nell’attesa, sta studiando un mini-fido da mille euro, per chi fatica ad arrivare a fine mese. Perché ieri i clienti si vergognavano ad andare in rosso, «ma ora le condizioni sono cambiate».